Ferrara:
Einmütige Erinnerung
In Ferrara soll ein italienisches
'Shoah'-Museum entstehen.
Von Carl Wilhelm Macke
Der 26. Februar 1944 ist in der Stadtgeschichte von
Ferrara ein ganz besonderer Tag. Ein besonders schmerzhafter Tag. Da wurden
über hundert Bürger dieser auf ihre Zivilität so stolzen Stadt verhaftet, in
Konzentrationslager deportiert und ein großer Teil von ihnen dann in den
Gasöfen von Auschwitz gemordet. Um dieses Datum und um das so tragisch
endende Vertrauen des jüdischen Bürgertums in den Faschismus kreist das
gesamte literarische Werk von Giorgio Bassani.
In diesem Jahr gedenkt man der Erstveröffentlichung seines
berühmtesten Romans, den "Gärten der Finzi-Contini" vor genau vierzig
Jahren. Wie vielleicht an keinem anderen Ort in Italien ist die Erinnerung
an die Shoah noch so präsent wie in der Renaissance-Stadt am Delta des Po.
Und dass Ferrara der geeignete Ort ist, um an die faschistische und
nazistische Judenverfolgung mit einem Museum zu erinnern, wird von niemanden
bezweifelt. Nicht einmal von der rechten 'Alleanza Nazionale' von Gianfranco
Fini, an deren Basis noch jede Menge Mussolini-Nostalgien gepflegt werden.
Erstaunlich war vielleicht nur, wie einmütig und
entschieden ausgerechnet die rechtskonservative Berlusconi-Regierung schon
kurz nach ihrem Amtsantritt die Idee eines großen 'Shoah-Gedenkmuseums' in
Ferrara lancierte. Liessen nicht jahrelang die intellektuellen Wasserträger
um Berlusconi keine Gelegenheit aus, um die Kultur der Resistenza und des
Anti-Faschismus als 'kryptokommunistisch' zu denunzieren? Als besonders
exponierte Freunde der jüdischen Kultur in Italien galten sie jedenfalls
nicht. Und was sollte man von den zugenommen Bestrebungen im Umfeld der
'Alleanza Nazionale' halten, Strassen und öffentliche Plätze nach Giorgio
Almirante, dem Gründer der neo-faschistischen Partei nach dem Krieg und
geistigen Mentor von Fini, zu benennen?
Der Rassismus in vielen lokalen Sektionen der 'Alleanza
Nazionale' und ganz besonders in der ebenfalls in der Regierung vertretenen
'Lega Nord' des Umberto Bossi wurde nach den Attentaten vom 11. September
durch keine Schamgrenze mehr gebremst. Um sich jedoch in der
Außendarstellung keine Blößen zu geben und um der internationalen Reputation
willen, förderte man mit verdächtig auffallender Hektik auch spektakuläre
Beispiele einer antifaschistische Memorialkultur.
Vittorio Sgarbi, der inzwischen von Berlusconi geschasste
Staatssekretär im römischen Kulturministerium machte sich ganz besonders
stark für dieses Museum. Es sollte, so der mit jeder Art von Bescheidenheit
auf Kriegsfuß stehende Ferrarese Sgarbi, auf jeden Fall ein Projekt von
'außergewöhnlicher architektonischer Brillanz' sein. In seiner
'Attraktivität' sollte das ferrareser Memorial jedenfalls keinen Vergleich
mit deutschen Projekten scheuen. Konnte doch so die Mitte-Rechts-Regierung
in Rom mit diesem Vorhaben auch bei ihren skeptischen Kritikern in
internationalen jüdischen Organisationen eine 'bella figura' machen. Dann
aber versickerte nach und nach wieder dieses politische Vorhaben in den
Sielen der römischen Bürokratie. Die dramatische Haushaltslage des
italienischen Staates war ein guter Vorwand, um von diesem Projekt endgültig
heimlich, still und leise Abschied zu nehmen.
Dass unentwegte Insistieren einzelner linksliberaler
Oppositionspolitiker auf die Notwendigkeit einer institutionalisierten
Erinnerung an die Judenverfolgung in den faschistischen Jahren, scheint
jetzt doch Erfolg gehabt zu haben. Die konservativen Mehrheiten im
italienischen Parlament und im Senat haben in diesen Tagen einmütig ihre
Zustimmung für ein Shoah-Museum signalisiert. Die Ferrareser
Stadtverwaltung, eine Trutzburg der Berlusconi-Gegner, hat diese neueste
Wendung mit Erstaunen und natürlich großer Zustimmung zur Kenntnis genommen.
Wie und wann aber die Planungen für dieses Museum konkreter werden, ist
derzeit noch unklar. Nur über das Wo des Museums gibt es keine Debatten
mehr.
Als Standort wird ein nach Giorgio Bassani benannter Park
außerhalb der Stadtmauer favourisiert. Renommierte Architektennamen
kursieren derzeit in der Stadt ebenso wie Träume von zusätzlichen
Touristenströmen. Unklarheit herrscht aber auch noch darüber, was genau in
diesem Museum außer der mit Aufzeichnungen, Bildern und anderen
Zeitzeugnissen dokumentierten Deportation jüdischer Bürger in die
Konzentrationslager gezeigt werden soll. Man wird sich aber auf jeden Fall
mit der sehr ambivalenten Haltung der Mehrheit jüdischer Bürger zum
italienischen Faschismus auseinandersetzen müssen.
Wer die Romane von Giorgio Bassani gelesen hat, weiß um
die besondere Tragik des jüdischen Bürgertums dieser Stadt. Vielleicht ist
auch gerade deshalb Ferrara ein so geeigneter Ort für dieses Museum.
NOTA SULL'AUTORE
Carl Wilhelm Macke è nato 1950 a Cloppenburg (Bassa Sassonia - Germania).
Vive a Monaco di Baviera e stagionamente a Ferrara. Giornalista freelance
per diversi massmedia tedeschi e svizzeri. Segretario Generale
ell'Associazione umanitaria 'Giornalisti aiutano Giornalisti' di Monaco. È
associato a 'Italia Nostra', Sez. di Ferrara.
http://www.italialibri.net/contributi/0503-1.html
L’Addizione Verde: civiltà e
barbarie viste dal Delta del Po
(di Carl Wilhelm Macke)
Giorgio Bassani, la Germania et lEuropa
[DEUTSCH]
«L’Europa – scrive il critico austriaco-inglese Gerges
Steiner – non ha ancora voluto affrontare la radice profonde della sua
barbarie. Vicino al lager di Buchenwald sorge il “meraviglioso giardino” di
Goethe. Questo ci porta a interrogarci sui rapporti tra la nostra immensa
storia culturale, orgoglio infinito della nostra civiltà, e la barbarie”.
Questa prossimità di “civiltà e barbarie” a Dresda e, per analogia, a
Ferrara, distrugge tutti i nostri valori umani ed occidentali. E’ una
provocazione estrema, ma una provocazione utile e necessaria. Ogni tedesco,
anche se nato negli anni posteriori al fascismo, che rifletta su questa
prossimità, non può esimersi dal provare una certa irritata esitazione.
Giorgio Bassani, la Germania e l'Europa:
un lungo discorso, pieno di dolori ma anche di speranze.
I. Bassani e la Germania
Quale sarà il motivo del grande successo e della benevola accoglienza delle
opere dello scrittore di Ferrara, proprio nel paese che è stato responsabile
della deportazione e dello sterminio di milioni di ebrei, tra cui molti
ferraresi?
Mi concentro su questo tema non solo perché sono tedesco ma anche perché
oltre all'Italia, la Germania è sempre stata un punto di riferimento
preferenziale, negativamente e positivamente, nel pensiero di Giorgio
Bassani.
Le traduzioni dei romanzi e dei racconti di Giorgio Bassani sono apparse in
Germania proprio negli anni in cui i tedeschi cominciavano ad occuparsi
molto seriamente del loro passato nazista. Negli anni ’50, nel periodo del
miracolo economico, il ricordo del Nazionalsocialismo fu bandito. I tedeschi
avevano tentato di allontanare persino dai loro ricordi quell’epoca buia
della loro storia. «Si cercò di evitare di pensare alla storia, si viveva e
si pensava solo al presente. Lo stato e la politica non erano più in primo
piano» così scrive di quegli anni il giornalista Helmut Boettinger in una
retrospettiva degli anni ’50 nella Germania Ovest.
Questo atteggiamento cambiò negli anni ’60, soprattutto ad opera del
movimento del ’68. In questi ultimi anni si sono rivolte molte critiche al
movimento studentesco, spesso anche giustificate, ma rimane incontestabile
che si deve a quel movimento l’avere riaperto la discussione sul Nazismo,
sul fascismo e l’aver messo in evidenza il ruolo delle diverse classi
sociali nello sterminio degli ebrei. Soprattutto all’interno delle famiglie
borghesi nacquero forti scontri generazionali tra padri e figli sul chi
fosse responsabile di quei misfatti. In quegli anni vennero riscoperti nelle
università testi letterari e filosofici di ebrei e antifascisti emigrati,
che negli anni del dopoguerra erano stati dimenticati o, peggio, nascosti.
L’interesse per la cultura di lingua tedesca dell’esilio (la famiglia Mann,
Walter Benjamin, Bertold Brecht, la Scuola di Francoforte, etc..) trovò un
nuovo impulso. Si scoprì anche la letteratura antifascista degli altri paesi
europei, per esempio si scoprirono i romanzi dello spagnolo Jorge Semprun,
dell’austriaco Jean Amery, che viveva in Belgio, il diario dell’olandese
Anne Frank, i romanzi degli italiani Cesare Pavese, Alberto Moravia, Ignazio
Silone, Primo Levi oltre all’opera di Giorgio Bassani.
Ma ci sono differenze fra autori e artisti diversi. Per Primo Levi era
centrale la realtà dei campi di concentramento nazisti. L’esperienza della
resistenza contro l’occupazione nazista è narrata da Beppe Fenoglio. Roberto
Rossellini ha rappresentato in Roma città aperta il comportamento delle
truppe tedesche durante l’occupazione di Roma. Leggendo invece l’opera di
Bassani “con occhi tedeschi” colpisce che il suo interesse si focalizzi sul
fascismo, sull’Italia e su Ferrara. Alcuni dei protagonisti dei suoi romanzi
vengono deportati in Germania e vengono uccisi dai nazisti nelle camere a
gas. «Dopo una breve permanenza nelle carceri di Via Piangipane, nel
Novembre successivo furono avviati al campo di concentramento di Fossoli,
presso Carpi, e di qui, in seguito, in Germania» (epilogo de Il giardino dei
Finzi Contini). Insomma, l’attenzione dello scrittore ferrarese è posta in
particolare sul fallimento della borghesia italiana, soprattutto della
borghesia ebrea in una città di provincia come Ferrara.
Noi tedeschi siamo stati colpiti dal modo in cui Bassani evidenzia
criticamente le molte contraddizioni interne della borghesia ebrea.
Nella Germania del Dopoguerra dominavano due posizioni nei confronti degli
ebrei, presenti in tutti i dibattiti politici: c’era ancora un latente ma
talvolta chiaro antisemitismo, e si affermava una immagine manichea del
mondo. C’erano, i nazisti e i loro simpatizzanti da una parte e gli
antifascisti democratici, gli ebrei ed altri gruppi discriminati durante il
periodo nazista dall’altra. Tertium non datur. Era impensabile in Germania
l’esistenza di cittadini ebrei che simpatizzassero con i fascisti, come
avviene a Ferrara fino alla promulgazione delle leggi razziali.
Dalla lettura dei romanzi di Bassani emerge invece, un certo fascino
esercitato dal fascismo sulla borghesia cittadina ed anche su quella ebrea.
Forse per questo i romanzi di Bassani hanno avuto una sorprendente risonanza
presso il pubblico tedesco: il suo antifascismo era più sottile e nascosto
rispetto a quello di molti scrittori tedeschi dell’esilio. A differenza di
quanto successe soprattutto nella Repubblica Democratica Tedesca, dove
l’antifascismo era esclusivamente qualcosa di eroico, Bassani non creò eroi.
Ci si può facilmente identificare con i personaggi di Bassani e con i loro
sentimenti (in particolare con la figura di Micol de Il giardino dei Finzi
Contini). L’ambiente borghese del Romanzo di Ferrara era, in ogni caso,
molto più vicino alla sensibilità del lettore tedesco di quanto non fosse
l’ambiente proletario descritto dagli scrittori della tradizione comunista.
Per esempio, ci si sentiva vicini alla sensibilità del Dottor Fadigati,
perché quell’atmosfera piccolo borghese si respirava anche nelle città
tedesche.
Fra gli autori tedeschi negli anni sessanta soprattutto Alfred Andersch ha
avuto il grande merito di aver fatto conoscere l’opera di Giorgio Bassani in
Germania. I suoi romanzi, infatti, hanno molte affinità con quelli di
Bassani. Anche Andersch evidenzia il ruolo della borghesia nel movimento
nazionalsocialista. Paradigmatico per esempio la domanda di Andersch nel
racconto Il padre di un assassino incentrato sulla figura del filologo
classico professore Rex: «E’ possibile che l’umanesimo non ci protegga?»
Ricordiamo che la figura del filologo è ispirata al padre di Heinrich
Himmler, l’assassino nazista. Si devono ad Andersch i primi apprezzamenti
per l’opera di Giorgio Bassani nell’ambiente letterario di lingua tedesca,
sua è infatti la laudatio in occasione del conferimento allo scrittore
ferrarese del premio Nelly Sachs nel 1968. E il suo saggio Sulle tracce dei
Finzi Contini è tra i più bei testi dedicati allo scrittore e a Ferrara.
Quando si parla del rapporto tra Giorgio Bassani e la Germania non si può
non ricordare la sua ammirazione per Thomas Mann. La personalità e l’opera
di Mann erano tenute in grande considerazione dalla famiglia Croce, legata
da amicizia a Bassani. Lo scambio epistolare tra Benedetto Croce e Thomas
Mann negli anni ’30 mostra quanto questi grandi intellettuali europei si
apprezzassero. Civiltà e cultura (parole mai tradotte in tedesco da Mann)
erano i valori centrali di quella corrispondenza, importanti e leitmotiv
anche nell’opera di Bassani.
Un altro tedesco deve essere ricordato accanto a Thomas Mann, suo modello, e
a Alfred Andersch, suo ammiratore: Herbert Schlueter, il suo traduttore. Le
sue traduzioni rimangono sempre valide ed esemplari a differenza, per
esempio, delle traduzioni delle opere di Pavese, a volte discutibili e per
questo più volte ritradotte. Herbert Schlueter è riuscito a creare nella
lingua tedesca la melodia particolare, le sfumature ironiche e malinconiche
della lingua bassaniana. Schlueter, oggi novantenne, vive a Monaco, ed ha
ricevuto per la traduzione dell’opera di Bassani il prestigioso “Muenchner
Uebersetzerpreis”, che premia i traduttori più bravi.
Parlando della grande risonanza delle opere di Bassani in Germania si deve
citare la casa editrice Piper, che ha avuto un ruolo fondamentale tra le
case editrici del Dopoguerra. Alcuni autori pubblicati da Piper si sono
rivelati indispensabili allo sviluppo di una cultura democratica nella
Repubblica Federale. Piper ha pubblicato infatti l’opera di Karl Jaspers,
uno dei più importanti filosofi tedeschi dei primi anni del Dopoguerra, e
l’opera di Hannah Arendt, la cui fama indiscussa la pone tra i più noti
filosofi ebrei del Novecento.
Questa casa editrice ha offerto, al pubblico di lingua tedesca, oltre alle
opere filosofiche citate opere significative di narrativa e, tra queste,
molte di autori italiani contemporanei. Negli anni ’60 e nei primi anni ’70,
è stata il punto di riferimento tra gli autori italiani e i lettori di
lingua tedesca.
Una profonda amicizia legava il direttore Klaus Piper alla casa editrice
Feltrinelli. Piper pubblicò infatti l’edizione tedesca de Il gattopardo” di
Tomasi di Lampedusa. Sulla scia di questo autore anche le opere di Bassani
furono pubblicate una dopo l’altra: ricordiamo infatti che lo scrittore
ferrarese era allora editor presso Feltrinelli.
Uno dei best-seller di Piper fu per molti anni Il giardino dei Finzi Contini
accanto a Il gattopardo. Sempre Piper pubblicò il volume Erinnerungen des
Herzens (Ricordi del cuore) del politologo oldenburghese Eberhard Schmidt,
che contiene scritti di e su Giorgio Bassani e che ha notevolmente
contribuito alla diffusione della sua opera in Germania.
Negli ultimi anni il pubblico tedesco aveva quasi completamente dimenticato
l’autore ferrarese, quasi, perché il suo capolavoro Il giardino dei Finzi
Contini viene sempre ripubblicato in nuove edizioni. Pochi anni fa è stata
pubblicata una elegante edizione in quattro CD del romanzo Il giardino dei
Finzi Contini.
Tutti i più importanti quotidiani di lingua tedesca hanno riportato la
notizia della morte dell'autore, avvenuta il 13 aprile del 2000, con
articoli significativi.
Giorgio Bassani non è oggi tra gli autori italiani più letti dal pubblico in
lingua tedesca, altri nomi hanno preso il suo posto: Antonio Tabucchi,
Umberto Eco, Andrea Camilleri, Dacia Maraini, Claudio Magris e Fabrizia
Ramondino; ma il suo valore rimane indiscusso e attraverso le sue opere
viene ricordato quel periodo, così importante per la Germania, che ha
caratterizzato la nascita di una cultura democratica e aperta verso il mondo
in un paese postfascista.
Il fatto che oggi la Germania abbia istituzioni fortemente democratiche e
che alle elezioni politiche l’estrema destra raccolga pochi voti dipende da
molteplici fattori, ma questa è la mia tesi: io ritengo che a questo
risultato abbia non poco contribuito la grande diffusione tra il pubblico
tedesco dei romanzi degli italiani Cesare Pavese, Primo Levi, Natalia
Ginzburg e Giorgio Bassani.
II. Bassani e l’Europa
L’opera di Bassani manterrà la sua attualità, finché rimarrà nella nostra
memoria il ricordo di quegli anni drammatici del secolo scorso, perché essa
ci trasmette grandi valori umani e civili, che vanno oltre il consumismo e
l’egoismo che oggi dominano la vita quotidiana in Germania come in Italia
come in tutta l’Europa. In una conversazione con Paolo Bonetti sulla «Voce
Repubblicana» nel 1984 Bassani ha parlato a lungo e in concreto della “sua
Europa”. L’Europa della cultura e della ragione, così il titolo della
conversazione, importantissima per l'argomento che sto trattando. E’ quasi
un testamento, pieno di considerazioni, sembra scritto in questi giorni ma
in realtà pubblicato molti anni prima della sua morte. Per esempio, su
America ed Europa: «Dobbiamo vedere l’America come un esempio da correggere:
è più avanti di noi sulla strada dell’industrializzazione totale, anche
perché è un paese semplice, meno ricco delle infinite complessità europee.
Ma è il frutto nostro, l’erede della nostra cultura e della nostra
tradizione… Tutti, americani ed europei, siamo nati qua, da questa parte
dell’Atlantico, ma noi siamo più vicini alle radici, che sono anche loro.
Difendere queste radici dalla barbarie di un mondo che considera l’uomo come
un semplice oggetto da consumare, è il nostro compito comune». E poi, come
un riassunto di tutto quello di cui ha parlato prima sull'Europa, Bassani
consiglia chiaro e senza nessuna retorica la lettura del suo Romanzo di
Ferrara. «Lo spirito insieme ebraico e cristiano è ben presente nel mio
Romanzo di Ferrara… In questo libro c’è il mio messaggio all’Europa, il
senso profondo del mio impegno morale e civile».
Un museo Shoah nel centro di un grande giardino, nel quale giocano oggi e
giocheranno in futuro i bambini o passeggiano felici gli adulti, «resterà
per sempre una ferita nella nostra cultura e nella nostra memoria comune»
così come l’opera di Bassani secondo Roberto Cotroneo. Ma si può creare una
nuova Europa senza questo ricordo doloroso della ferita della nostra storia?
Credo di no. Ma ‘solo’ ricordare non ha senso. C’è sempre il pericolo di un
puro ‘Passatismo’. Si deve trovare invece –anche architettonicamente- un
rapporto fra il passato e il futuro, fra il ricordo e la speranza.
Dopo la morte di Giorgio Bassani un critico tedesco ha scritto: «L’opera di
Bassani occupa un posto importante nella cultura europea». Vorrei
aggiungere: L’Addizione Verde, il Parco Giorgio Bassani insieme con il museo
Shoah costituiranno anche un monumentale esempio europeo di come si possa
collegare il passato con il futuro, una ferita nella storia con la bellezza
leggera di un giardino pubblico.
hagalil.com 25-05-2005 |